Settore Arbitrale FSI – Un parere autorevole

 

Riporto qui di seguito l’intervento odierno dell’arbitro internazionale Paolo Silveri perché oltre a condividerlo ritengo che rappresenti un passo significativo nella direzione in cui ci si dovrebbe muovere onde tentare di ricostruire un canale di dialogo costruttivo fra Federazione, CAF, Associazioni scacchistiche e Organizzatori (piccoli, medi o grandi che siano).

Nel farlo sottolineo che è giusto che la CAF ed il settore arbitrale, nel rispetto dello statuto della FSI abbiamo centralità nelle tematiche di competenza, dignità propria e indipendenza. Non è giusto invece che pretendano di sostituirsi o soverchiare gli altri soggetti nel voler prendere decisioni strategiche che direttamente o indirettamente a ben guardare riguardano non solo il settore arbitrale ma anche gli altri componenti del movimento scacchistico italiano (dirigenti, giocatori, associazioni, istruttori).

Tratto da Facebook in data 03-04-2014, autore Arbitro Internazionale Paolo Silveri

“Da quando hanno fatto la loro comparsa le famigerate linee guida non c’è più stata pace nel mondo arbitrale. Ricordo come fosse ieri le decine di telefonate ricevute da tutte le parti d’Italia da colleghi arbitri che mi esternavano tutto il loro stupefatto rammarico per un siffatto sistema che invece di regolamentare sembrava costruito apposta per dividere ed imporre, come è stato ampiamente dimostrato da fatti e documenti. Saggiamente sembra che il Commissario non intenda tenerne conto. Che gli organizzatori lavorino per guadagnare, come chiunque, direi che è una affermazione talmente logica che non necessita di ulteriori spiegazioni, almeno per persone mediamente intelligenti ed in buona fede. Un fatto è certo: nessun organizzatore di eventi scacchistici è diventato non dico ricco ma nemmeno benestante grazie a questa attività, che a qualcuno di loro ha causato drammatiche perdite non solo finanziarie. Per organizzare manifestazioni scacchistiche credo sia necessario essere degli appassionati di scacchi: non conosco “imprenditori” che investono il proprio denaro in tale tipo di attività con l’unico intento di trarne profitto. Senza organizzatori la Federazione potrebbe tranquillamente chiudere, considerato che anche le manifestazioni istituzionali – come i vari Campionati, nelle fasi finali – sono possibili solo grazie agli organizzatori che se ne fanno carico. Non vedo perché, quindi, federazione – settore tecnico – e organizzatori non possano lavorare in sinergia per portare a buon fine le manifestazioni e sviluppare e diffondere il movimento scacchistico. Sinergia significa innanzitutto lavorare su un piano di pari dignità, senza nessuna sottomissione, cercando di agire con unità di intenti e piena sintonia. Sintonia che, almeno da quando ho memoria come arbitro tesserato, ovvero dal 1986, c’è stata fino alla comparsa delle linee guida. C’è da precisare però un concetto: i principi di trasparenza, equità ed efficienza sulla quale le linee guida sembrerebbero fondarsi appaiono sacrosanti ma è la loro applicazione dissennata che le ha rese invise praticamente a tutti, compresi a coloro che le avevano ideate. Non vorrei sembrasse irriverente, ma è un po’ come le religioni: tutte si basano su principi ampiamente condivisibili ma l’applicazione di tali principi da parte dei vari cleri (dal greco κληρος che deriva a sua volta da κλάω = spezzare, distruggere, rompere) le ha rese spesso la causa di drammatici conflitti che durano ancora oggi. Adesso c’è da porre fine ad un conflitto e da ricostruire sinergicamente il rapporto tra Consiglio Federale, arbitri ed organizzatori. C’è bisogno di persone equilibrate, che conoscano la “storia” della CAF dall’inizio (quando ho cominciato io non esisteva la CAF, in Consiglio Federale sedeva Pietro Tonna, responsabile degli arbitri, al quale sono subentrato come consigliere dopo la sua dipartita) e che abbiano una visione lungimirante dello sviluppo del settore arbitrale, che in prospettiva dovrà divenire autonomo, come lo è in altre Federazioni, concetto che ho affermato nell’Assemblea di Bologna. E’ una prospettiva a lungo termine, per realizzare la quale in modo del tutto “naturale” e non traumatico è necessario azzerare i conflitti, ricomporre le vertenze, lavorare per un settore arbitrale composto da persone tutte egualmente preparate sul piano tecnico ed equilibrate su quello umano-relazionale, capaci di lavorare in team, attualmente qualità sempre più richiesta in tutti gli ambiti di attività. Queste persone devono essere capaci di esprimere una loro rappresentanza – i consiglieri della CAF – che si interfacci proficuamente con il Consiglio federale e con gli organizzatori, tutti elementi indispensabili ed imprescindibili se veramente, sportivamente e con passione si crede nel movimento scacchistico.”

Tratto da Facebook in data 03-04-2014, autore Arbitro Internazionale Paolo Silveri

 

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